Recensione: "Blood Flowers" di Jay McGuinnes

Cari amici lettori,
vi parlo oggi di un esordio, ovvero BLOOD FLOWERS di Jay McGuinnes, edito da GRIBAUDO.



Titolo: Blood Flowers
Autore: Jay McGuinnes
Editore: Gribaudo
Data pubblicazione: 7.5.24
Genere: Fantasy, YA
Pagine: 352
Formato: digitale (euro 9,99) cartaceo (euro 18,90)

Bear vive a Calleston, città specializzata nella produzione di sinsenn, un fiore rosso da cui si ricava una droga diffusissima in tutto il regno che suscita in chi ne fa uso un’illusione di pace e serenità. È un luogo di forte divisione sociale: i ricchi aristocratici vivono tra gli agi nella parte alta della città, mentre il resto del popolo affronta un’esistenza precaria nei bassifondi, dedicandosi alla coltivazione dei fiori. Il sinsenn sboccia grazie ai coltivatori, che hanno la speciale capacità magica di connettersi con i semi, un talento che si esprime al massimo potenziale durante la giovinezza. Vivendo a Terrapiano, Bear è dolorosamente consapevole delle disuguaglianze tra la propria gente e gli abitanti di Torrealta. L’unica possibilità di cambiare vita si presenta durante l’annuale Giorno del Raccolto: il coltivatore che riesce a far fiorire il maggior numero di piante potrebbe avere la possibilità di accedere alla città alta, sfuggendo alla miseria e alle creature delle tenebre che infestano i campi, cambiando così il proprio destino. Quello che Bear non sa è che dalle alte torri della città superiore Meya, la bellissima e arrogante figlia del Signore Supremo, lo osserva, e sogna di abbandonare la sua gabbia dorata per vedere da vicino le strade fangose e le abitazioni fatiscenti in cui vivono e lavorano i “nati a terra”. Ma a sconvolgere i piani di tutti sarà l’arrivo a Calleston della temuta regina Melena, la cui missione è estirpare la stregoneria, ovunque essa si trovi, e con qualunque mezzo. Bear dovrà prendere decisioni pericolose e rischiare tutto per proteggere le persone che ama.

Gifted

BLOOD FLOWERS mi ha incuriosita grazie a una bellissima cover, sicuramente d'effetto. La lettura della trama mi ha poi, in seconda battuta, fatto capitolare.

Ci troviamo tra le mani uno YA dalle tinte fantasy che sa ampiamente attingere anche al panorama distopico di riferimento e lo fa a piene mani. Siamo a Calleston, città specializzata nella produzione di sinsenn, un fiore rosso da cui si ricava una droga diffusissima in tutto il regno che suscita in chi ne fa uso un’illusione di pace e serenità. Qui incontriamo subito Bear, il nostro giovane protagonista. Essendo Calleston un luogo schiacciato dal classismo, Bear, facendo parte dei bassifondi, ha molta sete di riscatto. Come è possibile ottenerlo? Beh, semplicemente vincendo la gara che prevede l'elevazione del miglior coltivatore di sinsenn, preziosa fonte di potere e ricchezza su cui si fonda Calleston. In questa ascesa, Bear comprenderà che nulla è così come ci viene mostrato e che, in realtà, sotto la superficie c'è molto di più. 

La storia romance promessa dalla trama non è preponderante, anzi, mi sarebbe piaciuto che avesse avuto ancora più spazio. Bear avrà modo di conoscere Meya, una giovane proveniente dalla crème di Calleston. Due pedine di mondi opposti, Bear e Meya sapranno trovarsi, anche se la loro storia, purtroppo, non è riuscita a darmi quell'emozione promessa.

Già, arrivano i nodi al pettine. Purtroppo non sono riuscita a entrare in connessione con i protagonisti della storia e la lettura ne ha risentito. Ho apprezzato la costruzione del worldbuilding, che risulta originale e suggestivo ma, seppure sulla carta i protagonisti non abbiano nulla di sbagliato, non hanno saputo prendermi. Vuoi che la dose romantica questa volta è stata poco generosa, vuoi che non ho sentito le loro voci, visto che il romanzo è narrato in terza persona, vuoi che la mia età non più tanto young mi tiene lontana dal target di riferimento, ma BLOOD FLOWERS è lontano dal voto pieno. Credo che sia un'ottima lettura che cura più il lato distopico che quello romance, una lettura più adatta al target di riferimento ma meno ai lettori più smaliziati e esigenti.

Forse una narrazione in prima persona avrebbe costituito una svolta, così come avrei preferito un maggiore spazio riservato ai personaggi. Curatissimo il worldbuilding invece, che viene lentamente pennellato nella prima parte. 
Prologo presente ma inefficace. 
Buona decisamente la trama, originale e suggestiva.


Bene, per certi versi, ma non benissimo per altri.





L'abbraccio più grande del mondo,

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